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di Antonio Massari
ilfatto.net
Contaminati da arsenico e altri metalli pericolosi. Per centinaia di studenti crotonesi si profila il rischio di patologie all’apparato renale, gastrointestinale e osseo. È quanto si legge nella relazione svolta dal professor Sebastiano Andò, e disposta dalla Procura di Crotone, per verificare i danni causati dallo smaltimento di sostanze tossiche in città. Sostanze che – s’è scoperto nei mesi scorsi – affioravano persino sul piazzale antistante una scuola elementare. Parliamo del “cubilot”: una miscela di rifiuti che la “Pertusola”, società che un tempo apparteneva al gruppo Eni, ha disseminato a tonnellate nella città calabrese. E per questa vicenda – seppellita, al pari dei rifiuti, per lungo tempo negli armadi del Palazzo di Giustizia – la Procura di Crotone ha appena chiuso l’inchiesta, cominciata nel settembre dello scorso anno con il sequestro di 18 aree, ubicate in gran parte nel comune di Crotone, ma anche a Isola Capo Rizzuto e Cutro. Condotta dal pubblico ministero Pierpaolo Bruni, l’indagine conta 47 indagati, tra i quali l’ex ministro per l’Ambiente, con il governo Prodi, Edoardo Ronchi. Le accuse sono di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e disastro ambientale in concorso. Per comprendere questa storia bisogna innanzitutto spiegare cosa sia il “conglomerato idraulico catalizzato” (C.I.C.): è una miscela ottenuta dall’unione del cubilot” (rifiuto pericoloso, proveniente dalla fusione dello zinco) e della “loppa d’alto forno” (rifiuto non pericoloso). E questa miscela è stata smaltita, come se fosse non pericolosa, in gran parte della città di Crotone. Fino a contaminare, come dimostra la relazione disposta dalla Procura, centinaia di studenti. Come è stato possibile? Secondo il pm Bruni, il tutto s’è realizzato grazie a una lunga serie d’illeciti, o quanto meno di gravi omissioni, che coinvolgono tutta la macchina burocratica, a partire dai direttori dei lavori di smaltimento, per finire al ministero dell’Ambiente che, all’epoca dei fatti, era retto da Ronchi. L’ex ministro, secondo Bruni, era in condizioni di sapere che la miscela di rifiuti, smaltita nel sottosuolo di Crotone, era pericolosa . Eppure – ed è questo il punto – quella miscela, nel 1998, fu declassata con un decreto ministeriale firmato proprio da Ronchi. I“falsi” circolati in quei mesi sul cubilot sono numerosi. L’amministrazione della Pertusola sollecitava il ministero affinché il “cubilot” fosse incluso tra i rifiuti non pericolosi. L’azienda tentava di smaltire il rifiuto persino nella rete ferroviaria ad alta velocità. Si legge nel carteggio indirizzato alle Ferrovie dello Stato: “Il nostro obiettivo è quello di smaltire le scorie alle condizioni meno onerose possibili, investigando tutte le possibilità di collocamento alternative all’invio in discarica, essendo quest’ultima soluzione, oltre che certamente molto gravosa, anche decisamente critica per la limitata capienza delle discariche esistenti e per la loro ubicazione”. “Il tutto – annota il pm – con l’evidente esigenza dei dirigenti della Pertusola Sud Spa di contenere i costi”. E così lo smaltimento avviene esattamente a Crotone, dove sorgono scuole e case popolari, con i danni e la contaminazione, che vengono oggi svelata grazie alle indagini condotte dalla Procura. Ma la contaminazione degli studenti e dell’ambiente non sarebbe stata possibile, non con queste modalità, se il ministero avesse considerato pericolosa la miscela dei rifiuti. E avrebbe potuto farlo. Perché, che il mix fosse altamente dannoso, era noto a tutti. Tre membri di un gruppo di lavoro ministeriale, infatti, avevano “sollecitato la necessità di sopprimere la voce 4.1”, scrive l’accusa. In altre parole, avevano sollecitato l’esclusione, dal novero dei rifiuti non pericolosi, la scoria Cubilot. Eppure l’ex ministro Ronchi “ometteva di attivarsi”. Per questo motivo – insieme con gli altri 46 indagati – è oggi accusato d’aver “permesso che la scoria cubilot permanesse illecitamente nel novero dei rifiuti non pericolosi”, realizzando una “condizione di pericolo permanente di disastro ambientale per un numero di persone indeterminato”. Dopo la relazione stilata dal professor Andò, quanto meno, si potranno limitare i danni. Gli studenti monitorati, nelle scuole dove l’inquinamento era più visibile, sono stati 290. Per gran parte di loro, i valori di arsenico, mercurio, cadmio e nichel, sono notevolmente superiori alla media. Si tratta di metalli che restano a lungo nell’organismo. Con diete e cure adeguate, però, il pericolo di danni all’organismo dovrebbe svanire presto.
L’inchiesta di Crotone vista dalla penna di Natangelo
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