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In preparazione della visita di Gheddafi in Italia, si è appreso che la Presidente di Confindustra Emma Marcegaglia è volata a Tripoli per incontrarte il primo ministro Baghadi Mahmudi per valutare la creazione di una Zona franca per realizare produzioni e trasformazioni con fiscalità di vantaggio e crediti super agevolati per le imprese italiane.
Durante la visita di Gheddafi il ministro Scajola ha affermato che nell'agenda italo-libica era presente la realizzazione in Libia di ben quattro zone franche.
Si tratta di un'iziativa che potrà dare risultati positivi sia per la Libia che si modernizzerà e acquisirà tecnologie che adesso non possiede, entrando nel mercato mondiale ed in particolare nel mercato europeo in maniera concorrenziale.
E' prevedibile l'incontro di capitali libici con tecnologie italiane ma non solo, ad iniziare dalla petrolchimica e dalla chimica fine, senza escludere l'elettronica e l'informatica come tutto un ventaglio di opportunità nel manifatturiero.
Certamente se si fossero realizzate le zone franche in Sardegna come previsto dalle norme d'attuazione dell'Art.12 del nostro Statuto speciale, la crisi della chimica sarda e le promesse e non realizzate verticalizzazioni nella chimica fine e nella farmaceutica avrebbero preso altre strade, certamente positive. Ma anche tanti settori in crisi avrebbero potuto trovare se non il salvataggio almeno le riconversioni o le iniziative innovative utili per conservare l'occupazione o aumentarla riqualificandola.
Invece la Zona franca di Cagliari è ferma, anzi non è ancora neanche partita, mentre le Zone franche di Olbia, Arbatax, Portovesme, Porto Torres, Oristano, devono ancora essere delimitate e precisate benchè già istituite con decreto governativo da dieci anni. Non si tratterebbe senz'altro della bacchetta magica per risolvere i gravissimi problemi della Sardegna ma la fiscalità di vantaggio e le altre facilitazioni previste in una Sardinia Free Zone, potrebbero aiutare la nostra Isola a voltare pagina applicando un nostro diritto acquisito da sessanta anni e mai applicato.
Il sistema di Free Zone in Sardegna, un'Isola sicura e vicina al continente europeo, senza pericoli di malavita e terrorismo, esclusa dal rischio di ricatti di dittatori imprevedibili o da sempre possibili loro rovesciamenti, sarebbe un'opportunità per le imprese italiane e straniere e per l'imprenditoria sarda di investire al'interno della Repubblica italiana e non all'estero.
Per l'applicazione del nostro Statuto speciale, per la sollecita creazione delle Zone franche previste, si dovrebbe mobilitare tutta la nostra società, imprenditori, sindacati, amministratori, politici ed uomini di cultura, per impedire che questo nostro diritto ci venga scippato ancora una volta e col tempo possa diventare inutile dato che la concorrenza di altre zone franche, magari costituite con volontà politica e capitali italiani, le porrà fuori di un mercato che dal 2010 diventerà una zona di libero scambio euro-mediterraneo.
Certo è che se i sardi vedessero nascere le Zone franche in Libia prima di quelle sarde forse si convincerebbero che la Libia non è più una colonia italiana mentre la Sardegna lo è ancora...

Mario Carboni
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