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8 Marzo 2009
imprenta dae manifestosardo

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La nuova bandiera

La Sardegna ha un rischio sismico pari a zero e una densità abitativa abbastanza contenuta. Dove si trovano condizioni migliori per l’ubicazione delle centrali nucleari? Da nessuna altra parte, e allora perché non collocarle tutte quattro lì? Sarebbe un’ottima soluzione, pensa il Ministero delle Attività Produttive Claudio Scajola, il quale è sicuro che quando sarà il momento il nuovo Governatore Cappellacci sposterà il suo corpo e consentirà la costruzione delle centrali.
Con estrema rapidità si è passati dunque dalle voci a ipotesi molto concrete e attendibili. Il suggerimento lo ha dato il presidente dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia alla commissione Territorio e ambiente del Senato.
Certo, poi bisognerebbe risolvere il problema del trasferimento dell’energia perché la Sardegna è autosufficiente dal punto di vista energetico, anzi produce addirittura un surplus da esportazione. Ma a tutto, aggiungiamo noi, si può trovare una soluzione.
Qualcuno già allarga il campo del possibile intervento nell’isola: perché non evitare di coinvolgere altre regioni in questa vicenda stoccando in Sardegna anche le scorie radioattive?
Pare che il Partito Sardo d’Azione, alleato di Berlusconi in questa tornata elettorale per difendere più efficacemente l’indipendenza dell’isola, stia lavorando alla ridefinizione della sua bandiera: il nuovo simbolo sarà probabilmente quello che presentiamo sopra.

Uno sciopero per la democrazia

Lo sciopero generale indetto per il prossimo 18 marzo dai settori della conoscenza della CGIL, la FLC, e la manifestazione nazionale del 4 aprile di tutta la CGIL, a Roma, hanno un’importanza eccezionale e drammatica. Anche dalla loro riuscita dipenderà il successo, o la sconfitta definitiva dei lavoratori italiani (ed europei), delle conquiste democratiche costruite nei lunghi e interminabili decenni del Novecento, dai primi scioperi alla clandestinità durante il fascismo, alle violente repressioni in un dopoguerra teso al “miracolo economico” attraverso le lotte operaie degli anni Sessanta. La rete di conquiste e diritti che sembravano acquisiti ora non lo sono più, sottoposti ad una confisca che si configura come qualcosa di più di un semplice golpe strisciante.
In questi mesi l’attacco riguarda i livelli salariali e gli straordinari, i diritti sindacali e la contrattazione, massime infamie come quelle che non considerano malattia rimborsabile persino le analisi tumorali. L’attacco si sta già configurando come un tentativo di eliminare la stessa legittimità delle rappresentanze sindacali. Si usa con intelligenza il punto debole dei servizi pubblici di trasporto come cavallo di Troia per eliminare il diritto di sciopero. Persino ‘La bellezza della lotta’ scritto nel 1924 da Luigi Einaudi per Piero Godetti, sembra un comunicato sovversivo!
Ma non si capirebbe il senso di questa situazione senza leggere l’operazione di sgretolamento operato nella formazione di una conoscenza pubblica e democratica i tutti i suoi punti e istituzioni, dalla scuola primaria a Università, alta formazione artistica e musicale, ricerca.
La CGIL, luogo forte a livello di massa e su scala nazionale per la democrazia, la tutela degli sfruttati e nella pratica relazionale dei saperi, ora viene sottoposta ad un attacco più pesante di quello, già svolto da Berlusconi assieme a CISL e UIL nel precedente governo di centro-destra. E’ naturale, perché la destra ha vinto con maggiore forza, la sinistra è in crisi e lo stesso Partito Democratico, non potendo avere una cinghia di trasmissione sociale, preferisce prenderne le distanze e non di rado attaccarla frontalmente. Tensione ben evidenziatasi durante il governo Prodi grazie anche alla connivenza di istanze dirigenziali della stessa CGIL che avevano concorso a causare drammatiche migrazioni verso partiti e sindacati legati alla destra.
E’ perciò di eccezionale importanza seppellire con una risata Berlusconi, Tremonti e Brunetta scioperando e manifestando compatti; partecipare - e qua ci rivolgiamo a tutti, dagli studenti agli intellettuali ai cittadini democratici - in massa alle manifestazioni della FLC-CGIL perché la conoscenza è, come non mai, chiave di volta del potere. Preparando, e con grande forza, la manifestazione nazionale del 4 aprile.

Ancora esercitazioni militari

Capita di tanto in tanto di trovare la Sardegna all’avanguardia in alcune attività, mai però sulle questioni del lavoro o della formazione. Lo è invece sulle esercitazioni militari. Proprio nei giorni scorsi, infatti, ha avuto inizio l’ennesimo addestramento, denominato “Loyal Mariner 09”: una prova che avviene sulle nostre coste e coinvolge aerei italiani, francesi e statunitensi di stanza a Sigonella. Il pattugliamento delle coste, assicurano i dirigenti della Nato, rappresenta uno dei principali obiettivi strategici dell’Alleanza Atlantica, e il supporto del personale italiano sarà garantito per tutto il periodo dell’esercitazione che terminerà intorno alla metà di marzo. Come ormai abbiamo avuto modo di verificare, tutta la fascia costiera della nostra isola è seriamente minacciata da invasioni di gruppi etnici incolti e aggressivi che rischiano di compromettere la tranquillità dei nostri corregionali. I più pericolosi, almeno in Sardegna, arrivano dall’Africa, naturalmente quelli che non muoiono nell’attraversamento del deserto. Ora, dopo l’accordo siglato con la Libia, il pericolo si ridurrà perché un’altra percentuale di disperati, una volta superato il deserto, troverà sistemazione nelle carceri di quel paese. Sembra comunque prudente che le attività di protezione delle nostre coste continuino per difenderci da coloro che riusciranno a superare anche gli ultimi ostacoli, comprese le cattive condizioni atmosferiche.
La verità è che La Sardegna continua ad essere la terra dove vengono effettuati esperimenti di qualsiasi natura bellica: o si fanno dei test sull’affidabilità degli aerei guidati da terra senza pilota o si controllano velivoli da pattugliamento con lo scopo di fornire l’addestramento alle forze militari della Nato. Tutto ciò mentre continua il disinteresse verso le popolazioni che pagano con le malattie e anche con la vita le conseguenze di queste attività criminali.


sardinya libera!
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