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Eduardo Blasco Ferrer
unionesarda


Le radici d'un popolo hanno costituito sempre un argomento che ha attratto l'interesse degli studiosi e della gente comune. Fra i dati che concorrono a definire maggiormente l'origine ultima d'una popolazione quelli che si sono dichiarati di recente i più utili riguardano tre discipline diverse: la linguistica, l'archeologia e la genetica molecolare. 
È chiaro che le consuetudini linguistiche che un popolo ha impresso su un altro, dopo uno spostamento massiccio, se sono numerose e facilmente riconoscibili ci indicheranno l'area di origine della popolazione che le portò al nuovo territorio. Gli arabismi nello spagnolo o i catalanismi nel sardo sono spie sicure d'una lunga presenza di Arabi nella Spagna medievale e di Catalani nella Sardinya medievale. 

UN PASSATO REMOTO 

Le tracce archeologiche d'un passato remoto possono anche guidarci nella questione che ci interessa qui, perché un'innovazione relativa a un dato di cultura materiale, che si ritrova in modo non casuale in due aree differenti, deve necessariamente implicare un trasferimento di tecniche da una regione a un'altra. L'espansione in Europa centro-meridionale della cultura di La Tène tra il V e il III. sec. a.C. riflette semplicemente l'espansione del popolo celta nei nuovi territori d'insediamento. 
Per ultimo i dati genetici: certi marcatori del cromosoma Y o del DNA mitocondriale denunciano mutazioni avvenute in un lontano passato in una certa area. Ora, se tali mutazioni per caso ricompaiono soltanto in altre aree, a volte distanti dalle prime, ciò significherà senza dubbio che un gruppo si trasferì nel periodo indicato dalla mutazione dalla prima regione alla seconda.


UN FITTO MISTERO 

Le radici della Sardinya, ossia relative alla primissima popolazione che s'insediò nell'Isola e al suo sviluppo succedaneo, hanno rappresentato a lungo un fitto mistero. Ma ora pare che tre discipline diverse, quelle appena descritte attrezzate con metodologie moderne molto affinate, siano giunte a un responso univoco: la popolazione che per prima s'insediò nella Sardinya mesolitica/antico-neolitica e che, senza apparente soluzione di continuità, dette vita alla civiltà sarda primordiale, sfociata dopo alcuni millenni in quella nuragica, proveniva dalla regione nordoccidentale della Spagna, dove oggi si trovano gli Euskadi  (Baschi). 

Ci sono ormai dati linguistici inequivocabili, già recepiti dalla Comunità scientifica internazionale, che mostrano come diverse radici produttive dei nomi di luogo barbaricini e baroniesi, in alcuni casi anche delle altre subregioni sarde, rinviino al paleobasco ricostruito dai bascologi per il Neolitico. Anche le ricerche paleoarcheologiche relative al Mesolitico e al Primo Neolitico denunciano senza esitazioni dei focolai iberici, con estensione fino al Golfo di Lione, quali punti di origine di importanti innovazioni culturali. Infine, i dati più precisi sulla presenza d'una popolazione ancestrale paleobasca in Sardinya derivano da diversi marcatori genetici che legano inconfutabilmente la popolazione basca mesolitica/neolitica alla popolazione sarda centro-orientale.


TRE LINEE DI INDAGINE 

Queste tre linee di indagine verranno discusse dal 12 al 16 giugno nel primo workshop internazionale  [è previsto un secondo a Berkeley e un terzo nei Paesi Euskadi (Baschi)] che si terrà tra Capoterra, Cagliari, Galtellì/Dorgali, Alghero e Barùmini, dedicato al tema: Iberia e Sardinya. Legami linguistici, archeologici e genetici dal Mesolitico alla Tarda Età del Bronzo. Ad esso parteciperanno i più insigni studiosi europei e americani (diversi ex-rettori, presidi, membri di Accademie e del Collège de France, direttori di riviste internazionali di glottologia) delle lingue paleoispaniche e del Mediterraneo antico, della cultura materiale e della diffusione demica di tutta questa regione. Il convegno, con la sola partecipazione attiva degli studiosi invitati (ma l'ingresso è libero), è destinato a trovare un consensus eruditorum circa le radici della Sardinya.

L'organizzazione del programma, che prevede conferenze molto specialistiche in inglese, francese, spagnolo e italiano, si svolgerà seguendo un itinerario cultural-turistico, e ha avuto come sponsor essenziali diversi comuni, i cui sindaci e assessori, convinti assertori della diffusione culturale, hanno aderito mediante la copertura delle spese di vito e alloggio. Le quattro giornate previste (dopo il prologo conviviale-culturale della sera del 12 a Capoterra), si terranno a Cagliari (Facoltà Scienze della Formazione, Aula Magna Corpo Aggiunto) il 13 mattina, a Galtellì e Dorgali il 14 e ad Alghero il 15, e si concluderanno il 16 con la visita a Barùmini e i futuri protocolli di ricerca. 
La stampa internazionale nei relativi paesi seguirà con attenzione lo svolgimento del Congresso, i cui atti usciranno in una prestigiosa collana. Il programma dell'incontro si può leggere sul sito del Dipartimento di Pedagogia, Psicologia e Filosofia Univ. di Cagliari (www.psicologiacagliari.it). 

Da quest'incontro, che vuole saldare ricerca e offerta culturale del territorio, la Sardinya diventerà non più soltanto l'oggetto di studio incrociato, ma bensì il centro propulsore d'una ricerca internazionale e interdisciplinare sulle origini stesse del Mediterraneo occidentale.

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