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Di Alessandro Proietti
Pessimi segnali in arrivo dalla Grecia: la riunione tra il capo di Stato Karolos Papoulias e i leader dei partiti eletti in Parlamento non ha portato ai risultati sperati.
Il leader socialista Evangelos Venizelos (PASOK) ha affermato: "Purtroppo la Grecia va verso nuove elezioni per colpa di qualcuno che ha messo i propri temporanei interessi politici al di sopra degli interessi della nazione".
L'ira del leader del Pasok non si placa e continua, avvertendo: "(...) tutti i greci dovrebbero leggersi i verbali dell'incontro per rendersi conto dei giochi politici di alcuni" auspicando, così, un voto "più maturoalle prossime elezioni.
La coalizione della sinistra radicale di Syriza avrebbe rifiutato quindi di entrare in un nuovo Governo di coalizione. Il prossimo passaggio sarà domani pomeriggio al palazzo presidenziale per sancire la nascita di un Governo ad interim fino alle prossime elezioni previste per il 10 o il 17 Giugno.
La notizia ha ovviamente pesato su i listini europei con Milano maglia nera delle perdite: FTSE MIB a -2.81% a 13363 punti. Male anche lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi che raggiunge quota 440 punti base. Giù ovviamente l'euro nei cofronti del dollaro che tocca quota 2.770 (minimo da quattro mesi).
Scenario: il ritorno alla Dracma, i costi per l'Europa e la Grecia

E' diventato il leit-motiv della crisi europea: l'Europa senza Grecia, la Grecia senza Euro. Ma questo scenario da day-after come si presenterebbe ai nostri occhi? Sicuramente non sarà indolore, né per la Grecia né per l'Europa, ha affermato Jansson della Banca di Svezia.
Il primo passo sarebbe l'ufficialità dell'uscita dall'euro che Atene comunicherebbe a Bruxelles a mercati chiusi. La Banca di Grecia dovrebbe, istantaneamente, convertire tutti i crediti/depositi/debiti in dracme: la conversione avverrebbe al tasso di cambio applicato per l'entrata nell'euro. Questo comporterebbe che per ogni euro verrebbero garantite 340,75 dracme. Il cambio, ovviamente, non reggerebbe e la nuova dracma si svaluterebbe subito di un 50% (almeno).
Il secondo problema del Governo greco, poi, sarebbe il c.d. Bank Run: andrebbero chiusi o limitati i bancomat e imposti rigidi controlli per l'uscita dei capitali.
Ma l'addio all'euro peserebbe, e molto, sui fattori macroeconomici: a risentirne sarebbe, in primis, il Pil con un crollo (stimato da proiezioni informali) vicino al 20% annuo. Scenderebbero i redditi e aumenterebbe l'inflazione (anch'essa vicino al 20%). Lo scenario implicherebbe, giustamente, maggiori costi sulle importazioni e la rinuncia agli aiuti promessi dalla Troika (130 miliardi). Sul fronte europeo, studi fatti con Sungard, mostrano un crollo delle azioni vicino al 15% e spread in risalita di 200 bps. Il calcolo fatto da Ubs, un anno fa, parla di un costo che si aggira tra i 9,500-11,500 euro pro capite per l'addio all'euro della Grecia.
Ovviamente la situazione, in un anno, è ben peggiorata: aumenta così il "costo" che ogni singolo cittadino europeo dovrebbe sopportare. A completare lo scenario apocalittico, poi, andrebbe aggiunto l'effetto contagio che getterebbe sfiducia anche su gli "incolpevoli" trascinando tutti in una spirale verso il basso.





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