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Migliaia di beninesi hanno perso i loro risparmi a causa di una truffa finanziaria. Lo scandalo, che coinvolge anche i vertici dello stato, ha gettato nel caos il paese africano

Cahal Milmo,

www. The Independent

I risparmi di più di centomila beninesi sono andati in fumo a causa di uno scandalo finanziario che rischia di coinvolgere anche il presidente Thomas Boni Yayi. Nelle ultime settimane il caso ha provocato un’ondata di proteste a Cotonou e nella capitale Porto Novo. In Benin migliaia di famiglie hanno han dato i risparmi di una vita alla Investment Consultancy and Computering Services (Icc), un’azienda che diceva di usare i soldi raccolti per inanziare ospedali, assistere gli orfani e sostenere associazioni di volontariato cristiane. In cambio la Icc prometteva rendimenti tra il 50 e il 200 per cento, ma in realtà operava secondo il classico “schema Ponzi”: il denaro versato da un nuovo risparmiatore svaniva nel nulla e una parte era usata per pagare gli alti interessi promessi ad altri clienti. Il sogno di una ricchezza facile è andato in frantumi ad agosto, quando lo schema è diventato insostenibile e l’Icc è stata costretta a chiudere, lasciando a mani vuote 130mila investitori e registrando perdite per 130 milioni di dollari. Una cifra enorme in un paese dove gran parte della popolazione vive con due dollari al giorno. Almeno un quarto dei nove milioni di beninesi ha subìto danni. Lambert Saizonou, elettricista, è uno dei tanti che hanno investito tutti i loro risparmi con la speranza di comprarsi una casa. “Mi hanno promesso un tasso d’interesse del 200 per cento”, racconta. “Ora dovrò ricominciare da zero”. La rabbia dei beninesi si è scagliata contro le autorità, colpevoli quanto meno di non essere riuscite a bloccare le attività della Icc che, tra l’altro, non era una società re- gistrata regolarmente. I politici, anzi, sono accusati di aver chiuso un occhio sulla frode. Sull’onda delle proteste, alla ine di agosto la maggioranza dei parlamentari beni- nesi ha chiesto che il presidente Boni Yayi sia sottoposto a un procedimento di impeachment. Boni Yayi, ex presidente della Banca per lo sviluppo dell’Africa occidentale, è stato eletto nel 2006 grazie al suo impegno contro la corruzione. Ma in passato era apparso più volte in tv con altri funzionari dello stato e i dirigenti della Icc.

Una di quelle immagini era stata addirittura usata nelle campagne per convincere i beninesi a investire i loro risparmi. “Abbiamo eletto un capo di stato per proteggere il popolo”, dice Adrien Houngbedji, esponente dell’opposizione. “Ma Boni Yayi ha tradito la fiducia della gente e merita di essere processato dall’alta corte di giustizia”. Provvedimenti duri Lo scandalo rischia di gettare nel caos uno dei paesi più stabili dell’Africa occidentale. Il Benin è spesso lodato dai diplomatici occidentali per l’indipendenza del parlamento, il controllo del governo sull’esercito e una stampa relativamente libera. Boni Yayi ha provato a limitare i danni, prendendo duri provvedimenti contro chiunque fosse vicino alla Icc.

House, Ganvie Stilt Village, Lake Nokoue, near Cotonou, Benin,  West Africa

Ad agosto ha sospeso dall’incarico il ministro dell’interno Armand Zinzindohoue, accusato di aver fornito guardie del corpo ai dirigenti della società. Si è dimesso anche il procuratore generale Georges Constant Amoussou, che un anno fa avrebbe bloccato una prima indagine sulla frode. Tredici dirigenti della Icc, inoltre, sono stati arrestati, mentre il governo ha istituito una commissione d’inchiesta e ha promesso di restituire parte dei fondi coniscando le proprietà dei manager della Icc, incluse ville e auto di lusso. Intanto Candide Azani, portavoce del governo, respinge ogni coinvolgimento di Boni Yayi. “È una questione privata tra un’azienda e i suoi clienti”, ha detto. “Alcune persone sono state derubate e ora il governo sta intervenendo per garantire la si- curezza dei cittadini”. msc

Gran Bretagna M A r TA S A r LO (C O N Tr A ST O )

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